Passa la "linea Renzi", no ai 5 Stelle

Passa la “linea Renzi”, no ai 5 Stelle

Di Maio resta con il cerino acceso in mano.

Il capo c’è e si fa sentire. Renzi è tornato in campo e al centro dei riflettori. Dopo aver colto lo sbandamento dei vertici e l’umore della base, Matteo Renzi torna da Fabio Fazio. E lo share sale dal solito 14% ad un clamoroso 22,5%.

Da quella tribuna Matteo Renzi ha scombussolato le carte, tanto che si parlava già di possibili elezioni anticipate. Eventualità subito respinta dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Il Capo dello Stato farà sapere entro venerdì la sua decisione, ma lo scioglimento delle Camere non è tra le opzioni.

La situazione politica è ora tornata a “ground zero”.

L’impressione è che Luigi Di Maio abbia giocato male le proprie carte, proprio in conseguenza all’inesperienza politica.

Dopo aver escluso alcuni protagonisti (Berlusconi e Meloni), si è sbilanciato forse troppo nelle “dichiarazioni d’amore” nei confronti di Matteo Salvini.

La strategia era buona ma fortemente rischiosa. L’intento di Di Maio era quello di assicurarsi l’appoggio della Lega, che da sola avrebbe portato esclusivamente il suo 17%. Una quota sufficiente per avere la maggioranza e per garantire il dominio politico pentastellato. Se la trattativa fosse andata in porto, il leader dei 5 Stelle avrebbe anche potuto dire al popolo che si era rivolto all’altra forza vincente. Insomma … un capolavoro di “democrazia” … almeno nella mente di Di Maio.

Incautamente però, il condottiero pentastellato, dimostra di non aver preparato un piano B, paracadute che ogni politico saggio si porta immancabilmente a corredo.

Incassato il No di Matteo Salvini, a Di Maio non è restato che rivolgere al PD le stesse identiche “parole d’amore” pronunciate qualche giorno prima alla Lega.

Il PD pare vacillare. La tentazione delle forze interne anti-renziane di andare subito al governo senza l’ex-leader è forte.

Il break elettorale

Ma è proprio, come abbiamo visto, lo stesso Renzi a rompere i giochi. Forte della convinzione anti-pentastellata della base, e anche dei recenti riscontri elettorali.

Eh già! In Friuli il Centro-Destra ha guadagnato, Il PD sostanzialmente anche. Il M5S patisce un crollo che lascia poca possibilità di giustificazioni.

È vero, la Direzione PD non si è pronunciata, ma tutto lascia supporre che la risposta non potrà che essere … Renziana.

Evidentemente la sottile, troppo sottile (direi inesistente) differenza tra “alleanza di governo” e “contratto di governo”, non è stata recepita. Anche perché prima o poi qualcuno deve dire ai pentastellati che ogni governo nasce sotto l’egida di un “contratto” sui programmi. Forse non lo sapevano. Ma la base elettorale, che queste cose le conosce, ha rapidamente abbandonato la barca grillina.

Ora la patata bollente torna nelle mani di Mattarella. C’è da registrare però che Di Maio ha di fatto gettato alle ortiche un’opportunità probabilmente irripetibile.

Cosa ci riserverà il futuro? Il mazzo di carte è, come dire, a 48. Quindi ogni scenario è possibile. Anche la riesumazione di alleanze con i 5 Stelle. Oppure un governo di tutti. O di nessuno.

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